Supporto fisico
- Supporto:
- Foglio
- Collocazione:
- 7 D1.12
- Stato di conservazione:
- Buono
Articolo
di Adriano Vargiu (autore)
L'Unione Sarda (casa editrice)
1 pagine
Lingua sarda cm
categoria Articolo
Nosu naraus aici Su carrabusu è lo scarabeo stercorario, quell'insetto che depone le uova in pallottole di sterco. Ma nella Cagliari degli anni '50 era la corriera, col motore davanti, a muso, che collegava la città con i paesi. Sa caffettera, la caffettiera, era la vaporie-ra delle ferrovie a scartamento ridotto. Su prenciadori, il filo-bus appena arrivato in città (ora su filobusu, filobusu, filobus). Si partiva, ma non si arrivava mai! Ci volevano ben quaranta-cinque minuti per arrivare a Quartu S. Elena, con i tram (prima bianchi, poi verdi). Lo stesso tempo per il Poetto. Partendo dal capolinea di piazza Matteotti. E la gabillac? L'autovettura privata adibita a trasporto pubblico tra Cagliari e i paesi dell'interno. Parola composta da gabillo (paesano) e lac (da Cadillac, la macchina americana del benessere hollywoodiano). Dunque, autovettura che trasporta bidduncoli, gente di paese! Avete mai sentito parlare del carrecòcciu! Così Bonifacio Dolmi, autore del '700, chiama il carro di Sant'Efisio. A Sanluri, ancora oggi, il Carragocciu è il carro dei morti. Adriano Vargiu